Se esaminiamo tutti i recenti scandali che hanno colpito la ma- gistratura italiana c’è un dato fondamentale che li sovrasta tutti: la sensazione da parte dei membri di questa «corporazione» di sentirsi superiori ed immuni rispetto agli altri cittadini.
Non esageriamo, perché in effetti al momento è così. Essi infatti, pur essendo funzionari dello Stato, che dovrebbero ri- spondere dei loro atti, come gli altri cittadini, sono gli unici, fuorché il Presidente della Repubblica (che deve essere messo sotto accusa da un voto delle Camere), che non possono essere evocati in giudizio personalmente e direttamente per gli atti entra legem compiuti.
L’enorme latitudine dei privilegi anche morali e dei bene- fici di cui godono, la possibilità di fare sentenze in un senso o nel senso opposto senza che nessuno si scandalizzi e nessuno possa farci nulla, ha introdotto nel nostro ordinamento a loro beneficio – a Costituzione invariata – una vera e propria impu- nità, giacché essi non sono mai chiamati a rispondere degli atti di arbitrio quotidianamente compiuti, sia nelle aule di (in) giustizia, che fuori.