Quanto costi caro alle banche italiane, ma soprattutto ai risparmiatori-azionisti, il rapporto di subalternità alle istitu- zioni europee, cieche, maldisposte o addirittura contrarie, lo abbiamo dimostrato più volte, soprattutto in ordine alle ven- dite coattive di crediti considerati da quelle autorità moneta- rie «deteriorati» o «NPL», cioè di difficile esazione, che ne- gli ultimi anni sono stati svenduti a circa il 25 per cento del loro valore cartaceo provocando perdite enormi ai bilanci degli istituti di credito nostrani.
Ma oggi il vulnus che le disposizioni della Banca Cen- trale Europea hanno recentemente provocato colpisce diret- tamente gli azionisti delle nostre banche, soprattutto i picco- li e medi, poiché ben sappiamo che i grandi, quasi sempre inseriti nei gangli vitali o nella dirigenza degli istituti di cre- dito, hanno infiniti modi per tutelarsi. Sostanzialmente la Banca Centrale Europea ha disposto che gli istituti di credi- to del continente non possano distribuire dividendi, almeno fino al 1 ottobre di quest’anno . Perciò, stante anche l’ade- sione di tutte le banche (tranne Intesa-Sanpaolo che lo pa- gherà dopo il 1° ottobre dalle riserve) gli azionisti non ve- dranno i dividendi del 2019.