Stiamo vivendo in questi giorni l’estremo degrado della politica italiana e la sua conclamata verifica nel caso della Libia. Senza parlare dei riflessi internazionali conseguenti all’interesse soltanto platonico del nostro governo che sconfina con il disinteresse per la vicenda, dobbiamo notare che, in ogni caso, la soluzione del problema libico è essenziale per il controllo dei flussi migratori (che al momento non c’è, il che rappresenta un pericolo concreto per droga, armi, terrorismo), nonché per la tutela delle concessioni ENI, del gasdotto Greenstream e dei crediti delle imprese italiane. Senza contare che l’assenza della flotta italiana nel Mediterraneo sta provocando il ritorno dell’impero ottomano in Libia, con il nuovo sultano Erdogan, dopo oltre un secolo e l’acquisto da parte della Russia di Putin di uno sbocco diretto in quello che fu una volta il mare nostrum. Tristissima storia questa che ridicolizza il ruolo di un Paese che una volta definiva la Libia la «quarta sponda».