UN DEJA vu che si ripete da qualche anno in occasione eQlla giornata mondiale del risparmio in Italia. Tutti o quasi tutti i maggiorenti del settore bancario e finanziario,Je autorità politiche e questa volta più autorevolmente lo stesso Presidente della Repubblica inondano i mezzi di comunicazione con messaggi di esaltazione del risparmio con un contestuale appello ai risparmiatori affinché investano il loro danaro (invece di tenerlo improduttivo — come rimproverano — sui conti correnti) allo scopo di promuovere lo sviluppo dell'economia. Ebbene, tutto ciò è quasi kafkiano, e sicuramente e tragicamente beffardo, perché tutti i risparmiatori italiani che hanno seguito questa raccomandazione sono stati energicamente bastonati ed hanno perduto tutto o quasi tutto ciò che avevano risparmiato ed investito. Questo nel silenzio, a nostro avviso, colpevole delle autorità finanziarie che avrebbero dovuto proteggerli come Bankitalia e Consigb e invece troppo spesso hanno autorizzato o non avversato comportamenti assai contrari agli interessi dei risparmiatori. Nell'ultima puntata di questa inchiesta abbiamo analizzato due episodi, quello della Cassa di Risparmio di Genova e della Saipem, ai quali aggiungiamo quello del Monte dei Paschi di Siena, che sono emblematici di questa triste storia che è l'immolazione del risparmio nazionale sacrificato agli interessi dei potentati finanziari. Riteniamo di essere nel giusto e nel vero affermando a tutte lettere che gli aumenti di capitale che ci sono stati in questi tre casi, a volte ripetutamente nel corso degli anni, sono stati preceduti da un altro espediente che ha molto danneggiato i risparmiatori. Intendiamo parlare dei «raggruppamenti» che consistono, alla vigilia degli aumenti di capitale, nella riduzione dcl numero delle azioni, quasi sempre da 100 a una o anche peggio, (per esempio nel caso della Cassa di Risparmio di Genova qualche tempo fa è stato deliberato un «raggruppamento» da 1000 azioni a una). Questa manovra, decisa del tutto arbitrariamente, non solo riduceva il numero delle azioni, ma tagliava drasticamente il valore del capitale residuo in mano all'azionista perché le nuove azioni non rappresentavano un multiplo del valore di quelle vecchie, ma una cifra molto minore! Purtroppo, questi comportamenti non hanno trovato una pronta ed adeguata risposta da parte delle autorità finanziarie, della Bankitalia e della